CARLO PAGNINI
Ebbi modo di conoscere personalmente Carlo in occasione del cinquantenario della morte di Odoardo Giansanti detto "Pasqualon".
Si recitava al Teatro Rossini per onorare il grande poeta dialettale ed io insieme ad altri "attori amatoriali" facevo parte del cast, c'era anche lui.
Non avevo mai visto recitare Carlo, ma prima ancora di vederlo recitare ricordo che mi colpì la sua umana cordialità. Ecco, quella fu la prima cosa che osservai in lui.
Ricordo, che in quella commedia "Perdoném o popol mia" Carlo interpretava uno dei tre "Pasqualon" c'erano poi Glauco Mauri ed Ivo Scherpiani.
Bene, solo osservandolo recitare, Carlo mi insegnava.
Mi era d'insegnamento per capire che il vernacolo è qualche cosa di più che un gioco, e attraverso l'arte recitativa del teatro, si da in qualche modo qualche cosa alla gente che ti osserva, si comunica.
Carlo è anche poeta, un poeta vero.
E leggendo le sue poesie in dialetto che si scopre tutto l'amore che lui ha per le sue origini e la sua città.
Sono poesie semplici, comprensibilissime a tutti.
Non fanno ridere le poesie di Carlo Pagnini, sono tratti di vita vissuta.
Ma più di tutto, Carlo Pagnini, recitando Pasqualon, mi ha insegnato ad amarne la sua poesia, che per mia pigrizia ancora non conoscevo.
Pasqualon scrive lungo, a volte le sue poesie non finiscono mai, e possono anche essere di non facile comprensione che è per me la cosa più importante quando si legge qualche cosa in vernacolo pesarese.
In "Perdoném o popol mia" Carlo Pagnini interpretò con talmente tanto cuore il poeta Pasqualon che cominciai quella notte stessa a studiarmelo.
Avevo (ho ancora) un libro con copertina rossa del Prof. Lisotti, comperato ad un mercatino dell'usato, una raccolta di poesie di Pasqualon, non tutte.
Cominciai da li, per "imparare" Pasqualon.
E questo grazie a Carlo Pagnini.
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