QUINTO PIERMARIA

Il signor Piermaria, come io lo chiamavo, era del 1905.
Lo conobbi in quello che allora era il "Circolo dialettale ODOARDO GIANSANTI" che aveva la sua sede nel palazzo che sta di fronte alla Prefettura in Piazza del Popolo.
Frequentavo il circolo Giansanti perchè li si potevano incontrare gli autori dialettali, i poeti ed anche gli attori e c'era sempre da imparare qualche cosa di nuovo, era solo un piacere sentire i dialettali parlare o discutere tra di loro per l'uso od il disuso di una certa parola al posto di un'altra, poi si organizzavano incontri, serate sul vernacolo, insomma era una buona cosa.
Ricordo Piermaria già in età avanzata ed io lo chiamavo appunto "Signor Piermaria" per questo, una questione di rispetto. Lui però non voleva, voleva invece essere chiamato o Quinto, o Piermaria. Perchè, mi diceva, "Me an so' mèi stèd un sgnor"...Poi rideva di una risata ...divertente.
Altra cosa che ricordo con piacere è una "gita" avventurosa che facemmo con l'auto di mio padre in quel di Acqualagna (guidavo io) in occasione di un premio di poesia dialettale. L'equipaggio era composto da io, pilota, Nicoli alla destra,e dietro nell'ordine Piermaria, Stefanini e Romani. In quell' auto si respirava la storia di tutto il novecento pesarese data l'età dei facenti parte la spedizione.
Una spaventosa nebbia ci accompagnò per tutto il tragitto di ritorno.
Ci fu anche, devo dire, molta paura specie da parte mia che non ero molto esperto alla guida con la nebbia e di Nicoli che capì subito la difficile situazione.
I tre nel sedile posteriore invece, risero e scherzarono per tutto il tempo, e probabilmente non si resero conto di quello che succedeva, oppure se ne resero conto ma non drammatizzarono mai, anzi.
Rincasammo che erano le due o le tre di notte, con grande apprensione da parte di tutti i parenti, amici e genitori vari(i miei).

Piermaria pubblicò cinque opuscoli in vernacolo pesarese, Enn'è tèmp pèrs, Un po' d'mistanza, El vièl del tramont, Basta acsé, Iri, ogg,d'mèn. Tutti esauriti ed oggi , purtroppo introvabili. Inoltre contribuì per undici anni consecutivi (1959-1968) alla rivista semiseria NATALEIDE, quattro volte pubblicò PESARO D'ALTRI TEMPI, e per sette anni consecutivi curò la pubblicazione di PESARO IN TASCA.

Mi piace però ricordare QUINTO PIERMARIA con la sua poesia più conosciuta.

El buratén
Un giorne rovistand t'un sgabuzén,
m'è capitèd tra 'l mèn un buratén,
un d'chi bugatt de légn che par la fìra
s'cumprèva da ragazz spendénd 'na lira.
A sò stèd tant cuntènt d'avél truvèd
parchè el m'ha fatt turnè ma 'l tèmp pasèd
quand da fiulén sa lò spéss a giughèva;
senza nisciun riguard al strapazèva,
tenendle par i pìd o par la testa,
e mèi cl'avessa fatt una protesta.
Anzi, me vèn in mènt, guèsi pareva
che, pur se de légn, un anima l'avéva;
e anca maltratèd l'era cuntènt
d'pudé fè più felic un innocènt.
E tra de lò el pensèva: - Gioga adèss
sai buratén de legn o quéi de géss,
che quand ma la vecchiaia t'si arivéd
t'vedrà ch'anca sa te j'avrà giughèd
e j'avrà fatt, créd pur, nè più e nè mén
quél che t'fa adèss sa me, pòr buratén. -

Quinto Piermaria







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